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Rischio Idrogeologico

 

In generale il rischio può essere definito come la pericolosità di un evento catastrofico in rapporto alla vulnerabilità, che indica l’attitudine di una “componente ambientale” (popolazione, edifici, ecc…) a sopportare gli effetti dell’evento. Le valutazioni dei diversi tipi di rischio incidono sulle scelte di gestione del territorio. Il rischio viene espresso con la relazione:
 
R= (P) x (V) x (E)
 
R= Rischio che si verifichi un determinato evento;
P= Pericolosità: esprime la probabilità che un evento si  
      verifichi in un determinato lasso di tempo;
V= Vulnerabilità;
E= Elemento a rischio che può essere inteso come
      numero di vittime o come valore economico.
 
Pertanto, il rischio è il prodotto della probabilità che si verifichi un evento calamitoso per la tipologia di danno atteso in termini di popolazione, infrastrutture ed economico.
Fra i vari tipo di rischio è presente il rischio naturale, questo si identifica con la probabilità che si verifichino dissesti idrogeologici, alluvioni, manifestazioni sismiche.[1]
L’analisi del rischio idrogeologico e delle sue cause presuppone lo studio dell’interazione tra processi naturali e attività dell’uomo. I fenomeni naturali, quali frane e alluvioni, hanno spesso generato effetti catastrofici dovuti in gran parte alle azioni nocive dell’uomo sul territorio.
L’intera Calabria e la Provincia di Reggio Calabria sono state spesso soggette a frane e alluvioni caratterizzate da livelli di intensità tali da produrre profonde modifiche al paesaggio ed il dissesto di molti centri abitati.[2]
L’elevato grado di dissesto idrogeologico che ogni anno si registra principalmente in concomitanza dell’avvento delle piogge, sin da tempi passati, fa si che il territorio calabrese sia ai primi posti nella classifica delle aree maggiormente soggette a rischi naturali.[3]
 
 
1.1 Regime idraulico delle fiumare
 
 Il rischio idrogeologico dipende, oltre che dalle caratteristiche morfologiche del territorio e dalle precipitazioni di notevoli volumi d’acqua, che concorrono ad innescare ed accentuare il fenomeno franoso, anche dalla presenza di corsi d’acqua a regime torrentizio, detti “fiumare,” la cui conformazione conferisce, in caso di abbondanti precipitazioni, piene improvvise dall’alto potere distruttivo.[4]
Molto importante quindi è il rapporto tra le frane ed il regime idraulico delle fiumare in occasione di grandi eventi alluvionali, durante i quali una notevole quantità di materiale viene trasportata a valle ostruendo in alcuni casi gli alvei dei fiumi e rendendo maggiore il rischio idraulico.[5]
Il reticolo idrografico principale del comune di S. Cristina è costituito dai torrenti che interessano l’area urbana, cioè:
  • Torrente Duverso
  • Torrente Lago
e torrenti che interessano il restante territorio comunale:
  • Torrente Calabretto
  • Torrente Galati (Calivi)
In occasione di precipitazioni intense, lungo la rete idrografica si registrano incrementi della portata liquida e solida che conferiscono alle acque del torrente un’elevata quantità di energia da dissipare. Ciò determina modificazioni morfologiche che coinvolgono le zone adiacenti all’alveo.
Le caratteristiche idrologiche delle fiumare sono difficilmente quantificabili per la complessità della raccolta di dati inerenti le portate;[6] tuttavia l’area urbana non è mai stata soggetta a rischio di esondazione.
Volgendo uno sguardo al passato, si rileva un evento di piena nel 1951 della fiumara Petrace, da cui derivano i torrenti Duverso e Lago.

Dal Piano di Assetto Idrogeologico redatto dall’Autorità di Bacino Regionale non risultano aree a rischio idraulico ma Aree di attenzione rintracciabili lungo le due diramazioni dei torrenti Lago e Galati che vanno verso il centro abitato.[7] Inoltre sono individuati in P1 P4 della tavola numero 9 del Piano Comunale di Protezione Civile punti di attenzione; P1 in prossimità del ponte Lago sulla statale 112 e P4 in prossimità del centro abitato, nella parte terminale del torrente Galati.


[1] Cfr. Ibid., p. 72.
[2] Cfr. Relazione del Piano Comunale di Protezione Civile, pp. 82, 84.
[3] Regione Calabria e Arpacal, Calabria: Rapporto sullo Stato dell’Ambiente, Soveria Mannelli (CZ): Rubbettino Industrie Grafiche e Tipografiche, 2007, p. 200.
[4] Cfr. O. Amaro, Territorio e Dissesto nella Provincia di Reggio Calabria: Il Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico della Calabria, Soveria Mannelli (CZ): Rubbettino Industrie Grafiche e Tipografiche, 2003, p. 57.
[5] Cfr. Calabria: Rapporto sullo Stato dell’Ambiente, op. cit., p. 199.
[6] Cfr. ibid., p. 200.
[7] Cfr. Amaro, Territorio e Dissesto nella Provincia di Reggio Calabria: Il Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico della Calabria, op. cit., p. 58. 
 
 

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